Nel weekend di Pentecoste il Reparto Catinaccio ha svolto, come da tradizione, il suo campetto di 3 giorni genitori-figli a Laghel, per far scoprire anche a mamme e papà cosa significa essere un esploratore e un’esploratrice. E così, tra montaggio tende e cucine da campo, gare di cucina utilizzando la fiamma viva, attività esperienziali e riflessive, giochi scatenati, notti trascorse in tenda e fuochi di bivacco divertentissimi, tutti i genitori si sono sperimentati in prima persona nel mondo scout.

Di seguito alcune considerazioni a caldo di un papà che faceva parte della pattuglia Calabroni.

Ci sono tanti modi per raccontare questa nuova e ben riuscita edizione del minicampo figli/e-genitori. Potrei affrontare il tema delle “emozioni”, vero filo conduttore delle attività svolte durante queste giornate. Oppure potrei parlare del rinnovato piacere nel vedere come gli adulti partecipanti siano riusciti a mettersi in gioco e lasciarsi guidare da una squadra altamente professionale.

Invece ne approfitto per condividere un pensiero per me potente nella sua semplicità: creare, nel famoso “qui ed ora”, una comunità sana proiettata verso il futuro.

E qui viene il difficile, spiegare cosa intendo con “sana”. Certo ci sono alla base dei valori condivisi e, come dicevo, la disponibilità di mettersi in gioco da parte di tutti i partecipanti. In poche righe mi preme però comunicare la sensazione di autentica gioia nel vedere il percorso fatto da chi questo tipo di scoutismo lo vive tutto l’anno: ragazze e ragazzi che hanno una elevata competenza nel relazionarsi in modo autentico, positivo e rispettoso, ma non sottomesso, tra di loro e con adulti dalle vite e dai percorsi più disparati. La crescita individuale, sostenuta da una piccola comunità, è a tratti commovente. Semplicemente perché dovrebbe essere la normalità, ma spesso -in altri ambiti- non lo è .

Certo, giocano in casa e ospitare vuol dire anche partire in vantaggio nell’impostare la relazione con chi ci viene a trovare. Ma la sensazione che sia stato e che sia, anche fuori da quel contesto, un laboratorio vitale di buone pratiche applicate è forte. E la voglia di collaborare con questo gruppo viene spontanea . Magari non al 100%, viste le altre priorità. Sicuramente, per progetti mirati, sarò contento di poter collaborare con questi professionisti del “vivere sano”, del vivere bene. Sono a disposizione.

E tu, che hai avuto la pazienza di leggere fin qui, che ne pensi? Fai già qualcosa per dare ancora più energia a questo movimento?