Semplice, abbiamo incontrato in tutto quattro associazioni (una per ogni pattuglia) che ci hanno spiegato di cosa si occupano, come sono organizzate, ecc. ecc.
Prima di questo, però, abbiamo scelto per pattuglia un’area dell’impegno civile e un bordino indicante un gruppo di specialità. In base a ciò abbiamo poi scelto le quattro associazioni.

Tutto è iniziato sabato 24 febbraio, quando alle 9.15, muniti di quaderno e penna per gli appunti, ci siamo presentati davanti alla redazione di Bolzano dell’Alto Adige. Ci ha accolti Valentino Beccari, il caposervizio della redazione sportiva, nonché il giornalista da più tempo nel quotidiano altoatesino. Il giornalista ci ha accompagnati nel tour della redazione, facendoci vedere anche un cortometraggio sulla “giornata tipo” della redazione; successivamente ci ha poi mostrato alcune edizioni, anche molto vecchie, dell’Alto Adige, spiegandoci, così, i vari cambiamenti che il quotidiano ha attraversato. Dopo le consuete domande e i saluti ci siamo diretti verso la sede, facendo prima sosta in pizzeria, da cui, dopo aver preso la pizza d’asporto, ci siamo diretti al Parco delle Semirurali. Vista la bellissima giornata abbiamo finito presto il pranzo e ci siamo poi divertiti per le due ore successive. In questo lasso di tempo c’era chi prendeva il sole e chiacchierava con gli amici, chi giocava e correva fino ad avere il fiatone e chi, invece, se ne stava semplicemente tranquillo. E poi ancora canzoni, le camicie tutte stese sulla ringhiera e ancora, e ancora…

Finite le ore di tranquillità, siamo poi ritornati in sede, dove alle due e mezza circa, sono arrivati i due ragazzi (un ragazzo e una ragazza) dell’associazione Arcigay Centaurus. I due alle prese con la loro prima volta davanti ad un pubblico differente dagli associati, hanno iniziato rompendo il ghiaccio con un gioco e poi, sempre con un gioco, hanno introdotto la tematica della comunità LGBTQIA+. La sigla cerca di spiegare una buona parte delle inclinazioni di genere che una persona potrebbe avere (nonostante il “+” ricorda che esistono veramente troppe sfumature per inserirle tutte) le lettere stanno per:

  • Lesbiche: donne che hanno attrazione sessuale per il proprio genere.
  • Gay: uomini che hanno attrazione sessuale per il proprio genere.
  • Bisessuali: persone che hanno attrazione sessuale per il proprio genere, ma anche per quello opposto.
  • Transgender: persone che biologicamente sono, magari, donne o uomini, ma non si sentono del genere a cui per gli altri appartengono, ma di quello opposto.
  • Queer: parola che inglese significa: “stravagante”; sono persone che vanno contro gli stereotipi o le convenzioni della società.
  • Intersessuali: persone che, alla nascita hanno degli organi genitali né maschili né femminili e che i medici spesso (se i genitori sono d’accordo) convertono o in maschili o in femminili, in base a, se somigliano più ai genitali femminili o se a quelli maschili. I bambini crescono poi senza saperne niente e quando poi lo vengono a sapere spesso sentono che la loro identità di genere è un’altra. Spesso i medici tentano anche un po’ di spaventare i genitori dicendo loro che è una “grave” malformazione e che potrebbero poi aver un’infanzia travagliata.
  • Asessuali: persone che non provano attrazione sessuale per nessun genere.
  • + “e ancora molti altri”

Dopo alcune domande e le foto con la pattuglia Leoni, abbiamo, infine, salutato i due ragazzi e ci siamo diretti anche noi verso casa.


Il sabato successivo, ovvero il 3 marzo, ci siamo presentati in sede per le 10:00 e, dopo i gridi, abbiamo accolto una delle socie (pure assistente sociale) di Gea; associazione che si occupa di violenza sulle donne. Con una piccola presentazione siamo stati introdotti all’argomento e poi siamo entrati più nello specifico, parlando dei loro organi principali:
il Centro di Ascolto Antiviolenza, vero cuore pulsante dell’associazione e sua sede principale;
La Casa delle Donne: ovvero il luogo segreto dove le donne possono spostarsi se il compagno o chiunque altro sia violento con lei lo diviene ancora di più, nel momento in cui denunciato o nel momento in cui la moglie si separa da lui.
La linea d’emergenza: aperta 24 ore su 24, è pronta a ricevere richieste d’aiuto o anche solo a consolare e ad ascoltare le donne vittime delle violenze.

Inoltre abbiamo parlato del fatto che non esiste solo la violenza fisica, ma anche quella economica, quella psicologica, quella sessuale, e ancora, e ancora…
Infine ci siamo confrontati su cosa possiamo fare noi per aiutare una persona vittima di violenze, cioè anche solo ascoltarla e fare il possibile per spingerla ad andare al centro di ascolto o a chiamare la linea d’emergenza.
Dopo di che le castorine hanno fatto la loro foto con la assistente sociale che aveva presentato, questa poi se ne è andata e noi abbiamo tirato fuori il pranzo al sacco e abbiamo mangiato tutti insieme! Finito il pranzo abbiamo fatto ATL e abbiamo finito tutto il cibo che c’era da finire…

Per le tre è arrivato il papà di uno dei (anche) miei pattugliotti, il papà di Samuel. Simone era lì per introdurci Emergency, associazione e orgoglio italiano nel campo dell’assistenza medica non a scopo di lucro, ma anche in molto altro… Simone, però, è partito da un argomento più ampio: la guerra, e ci ha posto alcune domande: “Cos’è la guerra?”, “Cos’è cambiato nell’ultimo secolo?” e “Chi colpiva la guerra e chi colpisce la guerra?”. Ebbene le risposte sono poco confortanti in quanto la guerra è sì un conflitto armato, ma nell’ultimo secolo molto è cambiato: le guerre non colpiscono più i soldati, ma i civili colpevoli solo della propria nazionalità o della propria opinione politica, inoltre per le armi si spende sempre di più; nel 2008 si erano spesi 1200 miliardi di dollari per il solo acquisto delle armi. In più, spesso quello che vediamo della guerra, oggi, è filtrato, visti i grandi interessi dei paesi occidentali in questo campo; per esempio, sapevate che i membri del Consiglio di Sicurezza permanente dell’ONU producono l’85% delle armi mondiali?
In più, abbiamo parlato delle mine antiuomo, armi per mutilare i civili e mettere in ginocchio uno stato. Infine ci è stato spiegato, che tipo di intervento opera Emergency sui territori dove è presente, come:
-costruire dei veri ospedali ben attrezzati e formare il personale medico del luogo ad usare i macchinari
-costruire scuole, perché la cosa più importante in un paese sconvolto sono le nuove generazioni
-ma anche molto altro; come rendere gli ospedali anche esteticamente belli, costruire alloggi per ospitare i parenti dei pazienti, ecc. ecc.
Infine Simone ha deciso di lasciarci con una frase di Albert Einstein del 1933: “La guerra non può essere umanizzata, ma può essere abolita”.
Fatta la foto con la nostra pattuglia e avendo salutato Simone, abbiamo poi creato dei cartelloni dove abbiamo raffigurato l’area dell’impegno civile e il bordino indicante il gruppo di specialità che avevamo scelto.

 

Buona caccia
Il vicecapopattuglia delle Antilopi
Ruben